LA VISITA – L’aperitivo sabaudo da Platti
Due nuovi cocktail per omaggiare l’aperitivo sabaudo e la storia della città: a Torino il barman del Caffè Platti, Ivan Alizzo, ha presentato di recente il Conte Verde (nelle due versioni alcolica e analcolica) e il Conte Rosso.
Entrambi i cocktail sono stati creati per esaltare i sapori e gli ingredienti che fanno parte della storia enogastronomica del Piemonte: la menta di Pancalieri, il Vermouth, i marron Glacé. Un’occasione troppo ghiotta per non passare di persona, provarli e condividere alcune riflessioni da un punto di osservazione privilegiata di quello che è il mondo dell’aperitivo e dell’ospitalità.
Il Caffè Platti
Tra i caffè storici più affascinanti d’Italia, il Platti è un’istituzione torinese, punto di riferimento sociale e culturale per tutto il corso del ‘900. Le sue sale Liberty erano il ritrovo di intellettuali, politici, poeti e imprenditori sabaudi che amavano trascorrere qui le loro giornate parlando d’affari e politica e festeggiando le ricorrenze. Sui divani rossi, tra stucchi e specchi, veniva a leggere Luigi Einaudi, secondo presidente della Repubblica Italiana, a scrivere Cesare Pavese che incontrava qui l’editore Giulio Einaudi. E d’innanzi alle sue vetrine, nel novembre del 1897, venne fondata la Juventus FC. Oggi il locale fa parte del gruppo torinese Gerla 1927. Dalla colazione alla cena Platti offre il meglio della tradizione torinese sabauda, dal bicerin alla pasticceria mignon al tramezzino, in un’atmosfera affascinante.
Torino, culla dell’aperitivo
La storia di Torino è indissolubilmente legata a quella della nascita dell’aperitivo, vero e proprio rito che si fa risalire al 1786 quando Antonio Benedetto Carpano, miscelando erbe e spezie con il vino moscato, inventò il Vermouth nella sua bottega di fronte a Palazzo Reale e, sicuro della bontà del nuovo prodotto, ne inviò una cesta al re Vittorio Amedeo III. Sin dal 1875 i saloni Liberty di Platti sono meta di torinesi e turisti che si fermano in Corso Vittorio per bere un aperitivo in uno dei locali storici più suggestivi d’Italia.
I due nuovi cocktail al Platti
Il Conte Verde è un omaggio alla straordinaria erba officinale che venne portata per la prima volta in Italia proprio a Torino, a Pancalieri, nella prima metà dell’800 e dalle cui foglie Ivan Alizzo ricava uno speciale sciroppo di menta di Pancalieri aggiungendo basilico e olii essenziali al limone. La versione analcolica di Conte Verde è una bibita fresca e dissetante tipica del Piemonte. Nella sua versione alcolica è un drink a base di Italian Vodka, prodotta a Castelnuovo Don Bosco, miscelata con sciroppo di menta di Pancalieri, Rosolio Italicus, il cui sentore di bergamotto ben si sposa con gli olii essenziali dello sciroppo, e acqua tonica.
Conte Verde è dedicato ad Amedeo VI di Savoia, soprannominato il Conte Verde (Chambéry 1334 – Santo Stefano di Campobasso, 1383), valente comandante ed abile uomo di stato. Al conte è dedicata la statua situata al centro di Piazza Palazzo di Città, davanti all’attuale Comune di Torino, inaugurata solennemente nel 1853 che lo raffigura durante la vittoriosa battaglia contro i Turchi.
Il Conte Rosso è un cocktail a base di Vermouth rosso italiano antica formula – noto per il suo colore rosso intenso – Gin Villa Ascenti, Bitter Riserva Premium e velluto di marron glacé. È dedicato al figlio primogenito di Amedeo VI, Amedeo VII di Savoia (Castello di Avigliana 1360 – Castello di Ripaglia 1391), detto il Conte Rosso per via del suo colore di capelli o, come altri storici pensano, poiché nel 1383, mentre era impegnato nelle Fiandre in una campagna militare in difesa del duca di Borgogna, alla notizia della nascita del proprio primogenito abbandonò il lutto per la morte del padre a favore di abiti rossi per festeggiare.
Due chiacchiere con Ivan Alizzo
Nato nel sud delle Eolie, a Salina, Ivan Alizzo ama richiamare nei suoi drink i profumi e i sapori della sua isola. Inizia a soli 15 anni la carriera a Salina fino a diventare barman del resort 5 stelle Capo Faro e successivamente ricoprire il ruolo di capo barman Da Alfredo, famosissimo locale dell’arcipelago. Lavora in Italia e in Spagna prima di approdare a Torino, prima collaborando con chef emergenti per abbinare i cocktail ai loro piatti e poi da Platti, dove oggi, a 39 anni, ricopre il ruolo di capo barman.
Al Platti l’ora dell’aperitivo scocca alle 18, ai tavoli vengono serviti molti cocktail Martini, gli ospiti sono abituati a bere bene. E’ un pubblico classico, ma anche curioso e aperto alla sperimentazione.
“Prima di approdare a Torino – ci spiega Alizzo – ho contribuito a creare il momento dell’aperitivo in alcuni locali molto affermati per alcune proposte ma ancora da lanciare sotto questo aspetto. Anche qui al Platti, dove sono arrivato da circa un anno, l’obiettivo è quello di valorizzare questo momento attraverso la scelta di prodotti selezionati di qualità e capaci di raccontare il territorio, cercando di fare dei drink che esaltano la storia unica di questo locale. Da qui nascono il Conte Verde e il Conte Rosso.”
“Qui le persone d’estate bevono molto acqua e menta – ci racconta – così mi è venuta l’idea di creare uno sciroppo home made con la menta di Pancallieri, basilico e oli essenziali al limone. Il Conte Verde ha riscontrato subito un buon successo, nella versione alcolica viene aggiunto un liquore al bergamotto che richiama gli oli essenziali. Per il momento invernale ho pensato invece a un drink più corposo, il Conte Rosso, una rivisitazione del Negroni con tutti prodotti piemontesi, dal gin al bitter al vermouth impreziosito da un velluto di marron glacé. Sono due drink con cui voglio valorizzare e ringraziare Torino, città che mi ha accolto”.
Sfide per il mondo della ristorazione e dell’ospitalità
Il mondo della ristorazione sta incontrando molta difficoltà ad attrarre giovani. Ne abbiamo parlato con Ivan Alizzo, chiedendo una sua testimonianza in base al proprio percorso personale.
“Io sono anche trainer in un’associazione di barman – sottolinea Alizzo – ed è difficile anche riuscire a organizzare dei corsi. Le motivazioni sono diverse, il Covid ha di certo influito. Questo lavoro ti permette di viaggiare, di conoscere il mondo ma ti porta via anche tanto tempo, per farlo deve piacerti e lo devi sentire come una parte irrinunciabile di te. Piano piano qualcosa sta migliorando, ma la ripresa è lenta. Anche gli imprenditori della ristorazione e dell’ospitalità dovrebbero essere pronti a investire un po’ di più sulle persone qualificate, il costo maggiore viene sicuramente compensato dal tipo di offerta che puoi mettere in pista. La formazione è indispensabile. Accanto a ragazzi giovani, che magari si avvicinano per sostenersi gli studi ma poi andranno a fare altro nel corso della loro vita, devono esserci delle figure competenti e formate su cui poter fare affidamento e costruire progetti duraturi”.