La visita – Luce e territorio nei trent’anni di San Valentino
Le finestre colorate che svettano nel cielo delle colline riminesi sorridono alla Valmarecchia e ricordano lo spirito vivace e l’inscalfibile dinamismo della Romagna. Quei colori sono il segno distintivo dell’azienda agricola San Valentino e dagli affacci del podere si trasferiscono sulle etichette dei suoi pregiati vini.
La storia dell’azienda San Valentino, tutta passione e umanità, ha inizio nel 1990 quando la famiglia Mascarin acquista i vigneti a cui si dedica con impegno e grande amore per la terra. A fine anni ’90 le prime scelte importanti. Roberto Mascarin affida un incarico di consulenza ad un giovane e brillante enologo, Luca D’Attoma, chiamato a “ridisegnare” l’impianto viticolo dell’azienda, dalla varietà delle uve all’esposizione dei filari, fino alle tecnologie per la vinificazione in cantina. La scelta della produzione, fortemente territoriale, ricade su due varietà di vitigni: la Rebola, uva tipicamente riminese, camaleontica negli abbinamenti culinari e declinabile dal secco al passito, una sorta di grechetto gentile; e il Sangiovese, che ha meno bisogno di presentazioni essendo il protagonista rosso indiscusso della scena enologica romagnola.
Mascarin lavora sodo e senza sosta per dar vita a quel sogno di azienda chiamato San Valentino: prima il lavoro nei vigneti baciati dal sole della Romagna e sfiorati dall’aria salmastra del mare Adriatico, la gestione del podere, poi la cantina. È richiesta forza e dedizione ma Roberto non è solo: una grande donna è al suo fianco, la moglie Valeria, soprannominata “Wonder Woman”, il vero pilastro della gestione della San Valentino, il cui appellativo affettuoso, come vedremo, sarà al centro di un episodio curioso.
Nel 2010 l’azienda dà il via alla produzione biologica, nata da una visione della terra in cui gli elementi che la compongono sono in relazione, nell’ottica della valorizzazione dell’ambiente e della biodiversità. La famiglia di San Valentino si allarga pochi anni dopo, quando i signori Aureli – Alfredo, Enrico e Valentina – entrano in società, unendosi ai Mascarin e imprimendo nuovi stimoli allo sviluppo vitivinicolo. Nel 2016 Luca D’Attoma torna a lavorare per il gruppo dedicandosi alla cura del vitigno Sangiovese, dello Syrah e del Cabernet Franc, a partire dal miglioramento del Terra di Covignano, un Sangiovese corposo dalle note ciliegiate affinato in botti di legno e barriques per circa 20 mesi, alla… Luna Nuova, da vitigni Cabernet Franc, che lascia intendere il sapore di un nuovo giorno nella freschezza erbacea del suo gusto brioso. Nella batteria di vini non mancano i classici, il Vivian Rosso e il Conte di Covignano, rispettivamente un Rubicone rosso I.G.P. e un Sangiovese Superiore riserva D.O.P. del 2017, senza dimenticare il Mascarin, Syrah della selezione biologica, che, silenzioso e deciso, allieta il palato con un gusto morbido.
La tradizione a San Valentino è presente anche nei nomi di alcuni vini, con la riscoperta di parole dialettali ormai perdute, che rievocano una gentilezza e una galanteria senza tempo: “Scabi”, che in dialetto arcaico riminese significa “buon vino” ricomprende una triade di vini, una Rebola D.O.P. 2018, un Sangiovese I.G.P. rosato 2018 e un Sangiovese superiore D.O.P. della linea biologica.
Con una produzione di circa 150.000 bottiglie all’anno, la San Valentino dalla Romagna sta volando alla conquista di molti mercati esteri, in particolare del Canada e dell’America. Ed è proprio nella terra a stelle e strisce che una cliente intraprendente, fondatrice di un’associazione dedicata alle donne manager, se ne andava per le strade di New York, vestita da Wonder Woman, per promuovere la sua attività. Un giorno, casualmente, scopre che esiste un vino – targato San Valentino – dedicato all’eroina e ne diventa brand ambassador. Il vino di Wonder Woman è il ViVi, la Rebola dedicata a Valeria Vivian che purtroppo nel frattempo un brutto male si è portata via, ma che Vi-ve ancora nei cuori della famiglia di San Valentino e nel carattere delle produzioni a cui diede impulso. La storia della San Valentino è anche esortazione alla vita, alla perseveranza, alla lungimiranza delle donne nell’imprenditoria e l’ode a un vino che ha le connotazioni della forza, della determinazione, della capacità di rinascere.
Tornando alle finestrelle colorate del podere, gli imprenditori delle vigne di San Valentino possiedono una visione di futuro molto forte e concreta, che non si lascia condizionare dalle mode che di questi tempi si sono diffuse nel mondo delle cantine e che puntano molto sull’estetica e sul design delle architetture, ma si concentrano sull’offerta di un prodotto di qualità, in grado di stupire con l’effetto speciale della sua autenticità.
Alla San Valentino, nonostante tradizione ed esperienza consolidate, c’è sempre tanta curiosità e voglia di sperimentare e fare rete con gli altri operatori e competitors locali. Perché in fondo siamo in Romagna e qui – parafrasando il verso più famoso della poesia di John Donne – “nessun uomo è un’isola”.
Martina Vacca