Suggestioni di Toscana con Rigoloccio a Vinitaly 2018
La Toscana del vino, si sa, non delude mai. Si può dibattere per ore su alcuni “vini di moda”, sui fasti del passato e sulle prospettive future, sugli stili che cambiano e sulle botti piccole o grandi, ma quando assaggi un vino toscano trovi sempre un racconto di territorio e pensiero chiaro e coerente.
Una doppia conferma personale arriva da Vinitaly 2018. Passando in rassegna le centinaia di mail di invito che mi sono arrivate nelle settimane precedenti il Salone internazionale del vino di Verona – dove puntualmente si promette di farti assaggiare i vini più formidabili della Terra abbinati ai prodotti più tipici e fantasmagorici dell’universo – quest’anno ho deciso di accettare la proposta della cantina Rigoloccio. Vuoi perché l’invito arrivava da un’amica e collega seria e competente, vuoi perché da un po’ di tempo volevo tornare ad assaggiare i vini della Maremma, nella giornata di apertura di Vinitaly ho varcato i cancelli della Fiera di Verona e me ne sono andato dritto dritto al Padiglione della Toscana.
Due parole su Rigoloccio per chi non conosce la realtà. L’azienda agricola è stata fondata nel 2002: 23 ettari di terreno di terreno ai piedi del Monte Calvo e del borgo di Gavoranno e due amici maremmani che puntano sui vitigni internazionali per fare grandi vini. Gli ingredienti sono interessanti, ma apparentemente simili a quelli di altre storie toscane già sentite. Proseguiamo allora: da un anno a questa parte un cambio di proprietà apre la strada a un profondo rinnovamento strutturale che coinvolge ogni singolo aspetto di Rigoloccio, da quello architettonico a quello dei processi di lavorazione e dell’organizzazione aziendale. Il nuovo stile di Rigoloccio, si veda come esempio il progetto della cantina e dell’annessa sala degustazioni firmato dall’architetto Massimiliano Agostoni, è una rivisitazione in chiave contemporanea del più classico country style.
Venendo alla vigna e a ciò che di conseguenza ho trovato nel calice, il territorio dell’Alta Maremma è caratterizzato da una grande ricchezza di minerali nel sottosuolo. Con una componente ben bilanciata di sabbia, limo e argilla, un’elevata presenza di pietre e una straordinaria ricchezza in minerali di tipo ferroso, il suolo della Tenuta di Rigoloccio è per sua natura vocato alla coltivazione della vite e soprattutto alla produzione di grandi vini. La collocazione degli impianti in zona precollinare, compresi fra i 40 e i 100 mt sul livello del mare, fa sì che beneficino dell’effetto mitigante delle brezze marine provenienti dalla vicina Isola d’Elba e dal Golfo di Follonica, oltre che di un costante soleggiamento. Notevole anche l’escursione termica fra notte e giorno, fondamentale per i profumi del vino.
A Vinitaly 2018 ho assaggiato due vini: il Maremma Toscana Doc Abundantia 2012 e il Maremma Toscana Doc Elegantia 2011.
Il primo è un Merlot in purezza maturato in barrique per circa 20 mesi prima di un ulteriore affinamento in bottiglia di sei mesi. Il legno, usato con sapienza, bilancia la potenza del frutto in un mix di eleganza e profondità tipico dei migliori vini toscani. Grande persistenza ed equilibrio per un vino che è un vero gioiello di gusto. Il secondo è invece un blend di Cabernet Franc e Cabernet Sauvignon. Il riposo in legno e in bottiglia è più o meno lo stesso del precedente, mentre al naso regala un ampio ventaglio di aromi vegetali, spezie, bacche e frutti rossi davvero affascinante.
Luca Casadei