Verticale di Domus Caia, vino storico di Romagna

Domus Caia diverse annateIn ogni angolo d’Italia ci sono alcuni vini-simbolo che, per la loro storia e la loro unicità, riescono a trasmettere emozioni e a raccontare mondi che vanno ben oltre il bere una buona bottiglia. In Romagna uno di questi è il Domus Caia, sangiovese dell’azienda agricola Ferrucci. Nata nel 1932 a Castelbolognese per l’allevamento e la commercializzazione di bestiame, negli anni ’60 l’azienda vede l’impianto dei primi vigneti grazie al giovane Stefano Ferrucci, scomparso dieci anni fa e la cui eredità è portata avanti oggi dalle figlie Serena e Ilaria. Proprio in compagnia di quest’ultima, ospiti della Ca’ de Be’ di Bertinoro, qualche settimana fa abbiamo stappato diverse annate passate del Domus Caia, godendoci la magnifica tenuta nel tempo di questo nettare.

Il Domus Caia nasce nel 1982, figlio di una concezione del vino all’epoca quasi sconosciuta in Romagna. Per fare qualità in vigna occorre diradare, cioè eliminare parte dei grappoli buoni prima della vendemmia per concentrare le sostanze nutritive in quelli che rimangono sulla pianta e sono destinati alla vinificazione. “Buttare via” dell’uva nel dopoguerra era inconcepibile: Ferrucci lo sapeva ed è per questo che effettuava questa “operazione innovativa” al mattino presto, lontano da occhi che non avrebbero potuto capire. L’intuizione che rende unico però il Domus Caia, così lontano dai Sangiovese di oggi, è l’appassimento delle uve, capace di regalare un vino che è un concentrato di potenza e struttura in grado di conservare eleganza e personalità.

Ilaria FerrucciAssaggiando un Domus Caia del 2000 troviamo profumi di frutta matura, inchiostro e cuoio sorretti ancora da una buona freschezza e da un tannino levigato. Il 2001 è un vino “con i muscoli”: grande struttura e note speziate per una lunga persistenza che sembra poter andare avanti per ore. Il 2003 potrebbe essere definito un “Amarone di Romagna” con i sui 15,5° frutto di un’estate caldissima, eppure a differenza della stragrande maggioranza dei vini di quell’anno questo è ancora vivo. Le annate successive segnano il cambio di passo in azienda: dalla vendemmia 2007 inizia l’era di Ilaria. “Ho voluto ingentilire il Domus Caia – ci spiega – senza perdere la struttura. Volevo un vino nitido, diretto, pulito”. Il calice ci rivela che c’è riuscita: il Domus Caia diventa più elegante e fine, frutto di un appassimento più corto che regala più spazio anche a profumi di fiori in annate un po’ più fredde e a una trama più equilibrata. Il ricordo della serata è il grande naso balsamico nel Domus Caia 2008, la certezza è che ci sono vini che nel bicchiere hanno regalato, regalano e continueranno a regalare emozioni.