VIAGGI – Vette e sapori dell’Alta Val Badia

Un week-end in Alta Badia (Sud Tirolo) alla scoperta di panorami e vini spettacolari, sulle tracce di una cultura di confine che tanto ha da raccontare. Punto di partenza di questo itinerario di fine estate è San Martino in Badia, affascinante paesino incastonato tra le montagne. Il castello che domina il paese, denominato “Museum Ladin Ciastel de Tor”, è dedicato alla cultura e alla storia del gruppo etnico dei ladini, discendenti dell’antica popolazione romanizzata che abitava in questo territorio. Lo visitiamo sabato mattina e, grazie agli strumenti multimediali, abbiamo l’opportunità di avvicinarci alla lingua, alla storia e anche alla cucina ladina, che scegliamo di degustare personalmente in un’osteria tipica della zona. Proprio sulla strada che porta al paese, in via Picolin, si trova grestlinfatti l’Ostaria Posta, dove gustiamo un ottimo piatto di gröstl (grestl in ladino): fettine di vitello e patate rosolate insaporite con alloro e maggiorana, che accompagnamo con un un buon calice di St. Magdalener.

Nel pomeriggio, proseguendo verso Longiarù, piccola frazione di San Martino in Badia, visitiamo la storica “Val di Morins”. I mulini sul rio Seres, oggi messi in funzione soltanto a scopo dimostrativo,valle dei mulini alta val badia in passato hanno rappresentato per gli abitanti della valle un’infrastruttura indispensabile per la sopravvivenza. Di recente alcuni di essi sono stati completamente ristrutturati ed è stato realizzato un apposito sentiero di 1,5 km per poterli vedere più da vicino: vederli in azione e ascoltare come era organizzata una giornata di lavoro è davvero interessante. In serata raggiungiamo il Passo delle Erbe da cui il giorno successivo partiremo per un’escursione a piedi. Per noi enogastronauti sempre in cerca di chicche questa tappa è davvero una bella sorpresa: alloggiando al Rifugio Ütia de Börz, delizioso ristoro a 2.000 metri di altezza nel cuore delle Dolomiti, abbiamo l’occasione di assaggiare un altro piatto tipico davvero squisito. Si tratta dei cajinci (in ladino, naturalmente), meglio noti nel resto dell’Alto Adige come  Schlutzkrapfen: ravioli tirolesi ripieni di ricotta e spinaci saltati in padella con burro ed erba cipollina, che abbiniamo a un Terlaner Classico dell’Alto Adige. Dato che abbiamo bisogno di energie per il giorno successivo ordiniamo anche unIMG_20130807_205740 piatto di canederli ai finferli – prima di servirceli ci portano al tavolo i funghi per farci vedere che sono stati raccolti in giornata – e un calice di lagrein, per antonomasia il vino rosso dell’Alto Adige.

La nostra gita della domenica è il giro del Sass de Putia, una delle vette più conosciute in Alto Adige: nelle giornate più limpide il panorama si estende fino a Venezia. Si tratta di un bellissimo itinerario ad anello, percorribile in senso orario o antiorario. Dal parcheggio al passo delle Erbe (2.006 m) giungiamo al versante occidentale del Sasso Pütia, passando per passo delle erbei Prati di Campaccio. Saliamo poi alla Forcella del Pütia (2.357 m). Dopo un breve e ripido tratto in discesa, in un leggero saliscendi per i Prati del Pütia, arriviamo a Passo Göma (2.111 m), dove si gode di un panorama eccezionale prima di proseguire attraverso boschi, mughi e pascoli fino ai Prati di Campaccio per poi fare ritorno al punto di partenza. Una passeggiata di 4-5 ore che chiudiamo in bellezza con un bella fetta di strudel accompagnata da crema calda e un calice di moscato rosa (rosenmuskateller), un vino più unico che raro che vale da solo l’intero week-end!